Uno, due, tre, quattro. Poi mi sono accorta che se, invece di sommare uno, poi uno, poi uno, poi uno, sommavo dieci alla volta, facevo un salto. Allora ho sommato dieci, poi dieci, poi altri dieci. Undici, ventuno, trentuno, quarantuno. E poi cento e poi cento, e poi mille e altri mille. E poi milleuno. Millecento. Millecentouno. Potevo contare fino a quanto mi pareva! E l’infinito in quel momento è stato mio.
Estratti da “Le mie amiche streghe”
Silvia Bencivelli, Le mie amiche streghe – p. 11
Aveva un unico analgesico a disposizione: una bottiglia di Stock 84.
Silvia Bencivelli, Le mie amiche streghe – p. 81
Possiamo studiare quanto vogliamo ma lo sai come mai l’anestesia fatta da un medico può essere migliore o peggiore di quella fatta da un altro? Alla fine, diresti tu, il farmaco è lo stesso, la molecola è la stessa, il respiratore è lo stesso e cosí via: non dovrebbe cambiare niente. Invece alle volte la differenza la fa quell’attimo di attenzione in piú o di sensibilità che non potrai mai misurare. Ed è anche una cosa di cui sono orgogliosa: tu pensi che io sia un bravo medico perché ho studiato tanto, ma io so di essere un bravo medico soprattutto perché ho sviluppato una sensibilità che ho imparato con l’esperienza.
Silvia Bencivelli, Le mie amiche streghe – p. 102
Cioè detesto le cose semplici, soprattutto se sono anche sbagliate. Detesto le persone che si credono speciali e che cercano patenti di unicità in posti dove la natura ci ha dato complessità, ma non singolarità. Detesto chi la fa facile, detesto i puri e le anime candide. Detesto quelli delle arringhe tecnofobiche contro internet, che un tempo potevano essere «di sinistra» mentre oggi sono sinceramente conservatori. Detesto quelli che si credono colti perché ascoltano la classica alla radio, o perché vanno ai festival culturali. Detesto quelli che dicono che le donne, eh le donne, le donne sono superiori, e soprattutto sono «multitasking». Detesto quelli che i giovani, eh i giovani, ah i giovani, e poi scopri che intendono i minori di 45 anni. Detesto chi si affida alle euristiche: quelle del bel tempo che fu e quelle delle multinazionali del terrore, quelle dei servi del potere e quelle del buon selvaggio, quelle dei politici ladri e quelle dell’Italia primo paese al mondo per patrimonio gastroagroculturalpaesaggisticoarcheologicoartisticonaturale.
Silvia Bencivelli, Le mie amiche streghe – p. 149
L’ho portata a cena in un posto non troppo bello dove si mangia non troppo bene e si spende non troppo poco: l’ho fatto apposta perché non cominci anche lei a coltivare il mito della capitale.
Silvia Bencivelli, Le mie amiche streghe – p. 149
– E di che sa l’acqua leggermente gassata?
– Di acqua gassata lasciata aperta tre giorni fa.
Silvia Bencivelli, Le mie amiche streghe – p. 158
La Terra sta facendo il suo dovere, offrendoci un tramonto fiammeggiante in arancione, appoggiato con grazia sul mare. Ed è un incanto dato da un fenomeno reale, che possiamo studiare e conoscere. Non per questo l’incanto è meno incanto, dico.
Silvia Bencivelli, Le mie amiche streghe – p. 165
Non è che se ti fai due domande in piú sulle cose, queste diventano piú brutte. Diventano piú difficili, forse, all’inizio, ma poi quando le capisci è divertente, e tutto diventa piú chiaro, piú luminoso.
Silvia Bencivelli, Le mie amiche streghe – p. 165
Cioè: alla fine, non capisco perché le domande della scienza debbano togliere fascino al fiore. Per me possono soltanto aggiungerne di nuovo.
Silvia Bencivelli, Le mie amiche streghe – p. 166
– Ascolta: il catalogo di quelli che prima di te hanno pensato che la vera felicità sta nel capire le cose difficili è lungo. Tu, del resto, lo hai pensato a cinque anni, quindi non può nemmeno essere un pensiero tanto complesso. Non è complesso, non è originale, eppure ti piace tanto. Ti stai contraddicendo?
Silvia Bencivelli, Le mie amiche streghe – p. 147
A settembre l’aria è tiepida e Roma, spiace dirlo, è bellissima.