Gli scrittori sono fondamentalmente delle persone egoiste, troppo orgogliose e con un forte spirito di rivalità. Se mettete insieme due scrittori, è piú facile che non vadano d’accordo piuttosto che il contrario.
Estratti da “Il mestiere dello scrittore”
Haruki Murakami, Il mestiere dello scrittore – p. 3
Quando si cerca di entrare in un campo che non è il proprio, qualunque esso sia, non si è visti di buon occhio dalle persone che vi appartengono, e che tendono a impedirne l’accesso, come i globuli bianchi cercano di eliminare dal corpo i microorganismi estranei.
Haruki Murakami, Il mestiere dello scrittore – p. 5
Scrivere un romanzo o due non è poi cosí difficile. Ma pubblicarne molti, mantenersi con la propria scrittura e sopravvivere in quanto romanziere, è tutto un altro paio di maniche.
Haruki Murakami, Il mestiere dello scrittore – p. 27
Semplicemente penso che se scrivere romanzi non fosse piacevole, non avrebbe significato farlo. Considerare la scrittura una tribolazione è un’idea che non mi appartiene. Penso che fondamentalmente debba essere qualcosa che sgorga in modo spontaneo.
Haruki Murakami, Il mestiere dello scrittore – p. 36
Se un’opera invece è veramente di valore, supererà la prova del tempo e non verrà dimenticata. A nessuno importa se abbiano vinto il Nobel Ernest Hemingway (l’ha vinto) o Jorge Luis Borges (non lo so).
Haruki Murakami, Il mestiere dello scrittore – p. 54
Se voleste esprimere qualcosa liberamente, la domanda che dovreste visualizzare nella vostra mente non è: «Che cosa sto cercando?», quanto piuttosto: «Prima di cercare qualcosa, come sono io?»
Haruki Murakami, Il mestiere dello scrittore – p. 57
Da giovani bisogna leggere quanto piú si può. Autori eccelsi, autori cosí cosí, autori insignificanti… non ha (alcuna) importanza, l’essenziale è leggere in continuazione. Far passare dentro di sé il maggior numero possibile di storie.
Haruki Murakami, Il mestiere dello scrittore – p. 58
Mi pare che sia necessario prendere l’abitudine di osservare in dettaglio le cose e i fenomeni che si hanno davanti. Osservare attentamente, con scrupolo, tutto quello che succede, gli eventi, le persone. E rifletterci su. Rifletterci, non dare giudizi di valore.
Haruki Murakami, Il mestiere dello scrittore – p. 73
Quando scrivo un romanzo, la regola è riempire piú o meno dieci fogli da quattrocento caratteri al giorno. Sul mio Mac, circa due schermate e mezza, ma per abitudine conto in ideogrammi.
Haruki Murakami, Il mestiere dello scrittore – p. 73
Perché quando si scrive un’opera di una certa lunghezza, la regolarità è fondamentale. Se scrivessi a tutto spiano quando ne ho voglia e riposassi quando non me la sento, addio regolarità. Di conseguenza scrivo sistematicamente dieci fogli al giorno, come se timbrassi il cartellino.
Haruki Murakami, Il mestiere dello scrittore – p. 73
Ma perché un romanziere dev’essere considerato un artista? Chi l’ha deciso, quando? Nessuno. Che ognuno di noi scriva come gli pare. Tanto per cominciare, se si rinuncia all’idea che un romanziere è un artista, ci si sente molto piú leggeri. Un romanziere, prima di essere un artista, è una persona libera.